2007/01/11

Vuoti

Buio. La stanza è buia. Sembra di essere distesi supini o fluttuare un po' nel vuoto; no, si è distesi su qualcosa di morbido. Quello che non si capisce è se si tratta di un sogno. Dovrebbe essere notte, la camera da letto, ma il ricordo non aiuta. Anche l'identità non è chiara, senza l'aiuto di una memoria netta. Con forza si presenta una volontà. Non ha un'origine o una causa, ha solo forza, e dirige il pensiero. Ha anche uno scopo, un obiettivo, come una freccia nell'arco teso. Sebbene immobile mette in moto il ragionamento e lo piega alla sua ricerca; una domanda: semplice, antica e senza risposta. Piove, o almeno il rumore che arriva sembra dovuto alla pioggia, e distrae per un attimo, introduce un elemento esterno che modifica la prospettiva. Altri rumori si aggiungono: un'auto che si allontana, passi, forse dal piano superiore, guaiti che si rincorrono, e ancora il gocciolare ritmico dell'acqua su di una superficie metallica che lega tutto questo mondo invisibile.
La domanda è perduta, ma la risposta mancata lascia un'impronta nel buio.

2006/12/31

Velocità

Oggi è il giorno.
La preparazione è lunga e difficile, richiede anni di studio. Prima la scuola dove si imparano tutte le nozioni teoriche: matematica, fisica, psicologia.
Poi l'impianto dei Connettori e l'addestramento nel Simulatore: ore e ore passate nel piccolo abitacolo, collegati a decine di tubi e di cavi. Pian piano tutti i muscoli si atrofizzano, salvo quelli delle mani e delle dita, impegnati nei controlli. Tutto è automatico, salvo la direzione.
Oggi ha raggiunto la maggiore età, e come i suoi coetani è pronto al lancio.
La cerimonia è complessa, tutta la comunità è presente.
Le Autorità Tecniche presentano i razzi, uno per uno, con i nomi dati dai padrini, i dettagli tecnici, l'autonomia e la destinazione attesa.
Mentre vengono proiettate le immagini del primo lancio della storia moderna, i parenti abbracciano per l'ultima volta i Cadetti, che in fila si dirigono verso gli imbarchi. Quando il grande portone della sala imbarchi si chiude con una lama di luce, tutti tornano alle loro case, ma nessuno piange.

I sensi tornano lentamente. Prima la sensazione di peso, che schiaccia la schiena, poi la stretta delle gambe, il senso di affanno; poi torna la vista. La velocità è inimmaginabile. Niente a che fare con il simulatore. Sembra di essere già là, oltre lo sguardo. I corpi celesti non sono dei punti, sono dei segmenti, più o meno lunghi a seconda della luminosità; vengono incontro come lame di un lanciatore di coltelli. Gli altri razzi brillano incerti, alcuni scartano e spariscono, altri si infiammano per un un'ultima volta e diventano brevi comete.
I comandi reagiscono rapidi, una leggera pressione e tutto si curva dalla parte opposta. Una spia luminosa segnala l'approssimarsi di una collissione. Così passa il tempo, davanti allo spettacolo dell'universo che sfila veloce e pericoloso, con le mani su una leva che sembra comandarlo, mentre è l'energia del reattore che lo spinge incontro.

2006/10/23

I manovratori del fato

Una schiera di impiegati siedono dalle 9 alle 5 nel padiglione D, ognuno davanti al proprio quadro contatti.
Spingono bottoni, ruotano selettori e cambiano il corso delle cose, di tutte le cose.
Sullo schermo davanti a loro gli eventi tracciano linee disordinate, in ogni direzione: a volte si avvicinano, si incontrano, si allontanano.
Gli impiegati azionano un comando e d'un tratto alcuni dei punti luminosi cambiano la direzione loro assegnata; è allora che accadono cose impreviste, si manifestano coincidenze, il futuro diventa incerto.
Per tutto il giorno l'impiegato siede davanti ad una macchina e ne segue le linee; spesso si concentra su una sola di esse e ne segue le sorti guidandola verso fortune o catastrofi, altre volte determina l'incontro o la separazione di linee simili o totalmente diverse, secondo l'estro del momento.
Il giorno seguente l'impiegato si siede di fronte ad un'altra macchina che controlla linee diverse e comincia ad influenzarle secondo le proprie inclinazioni e fantasia.
Gli impiegati non sanno quali sono gli eventi che influenzano o chi ne è coinvolto, è per loro impossibile persino distinguere i punti gli uni dagli altri se non seguendone attentamente le traiettorie; cosicché la geometria diventa l'unica guida; le figure che si formano, si animano, e svaniscono danno luogo all'estetica che muove i manovratori.
Gli impiegati non sanno nemmeno che il loro manovrare contatti e interruttori serve ad alterare il presente, anche il loro, perché dopo alcuni mesi di servizio al padiglione D tornano alle loro normali attivitá quotidiane sostituiti da altri manovratori.

2006/10/21

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Alla fine si voltò. Era rimasto con le mani aggrappate alla balaustra per non perdersi nel mare; guardava lontano e stringeva sempre più forte, come l'impulso di buttarsi ed essere inghiottito.
Alla fine si voltò. Lei aveva smesso di parlare, aspettava. Aspettava con l'impermeabile sbattuto dal vento come sul punto di volare via, con le braccia incrociate a trattenerlo almeno sul petto.
Alla fine si voltò.
Era stato un lampione a dare il segnale: brevi lampi e poi la luce, prima viola, poi sempre più calda. Tutto quel tempo non aveva pensato alle parole da dire, le avrebbe trovate nei sui occhi.
Così infine si voltò piano, con la testa prima che con il corpo, a sbirciare un po' di sbieco la figura chiara che sapeva essere dietro di lui. Fece quasi mezzo giro prima di vedere il triangolo di impermeabile, di là dalla strada, chiuso nello sportello dell'auto che partiva.