2006/12/31

Velocità

Oggi è il giorno.
La preparazione è lunga e difficile, richiede anni di studio. Prima la scuola dove si imparano tutte le nozioni teoriche: matematica, fisica, psicologia.
Poi l'impianto dei Connettori e l'addestramento nel Simulatore: ore e ore passate nel piccolo abitacolo, collegati a decine di tubi e di cavi. Pian piano tutti i muscoli si atrofizzano, salvo quelli delle mani e delle dita, impegnati nei controlli. Tutto è automatico, salvo la direzione.
Oggi ha raggiunto la maggiore età, e come i suoi coetani è pronto al lancio.
La cerimonia è complessa, tutta la comunità è presente.
Le Autorità Tecniche presentano i razzi, uno per uno, con i nomi dati dai padrini, i dettagli tecnici, l'autonomia e la destinazione attesa.
Mentre vengono proiettate le immagini del primo lancio della storia moderna, i parenti abbracciano per l'ultima volta i Cadetti, che in fila si dirigono verso gli imbarchi. Quando il grande portone della sala imbarchi si chiude con una lama di luce, tutti tornano alle loro case, ma nessuno piange.

I sensi tornano lentamente. Prima la sensazione di peso, che schiaccia la schiena, poi la stretta delle gambe, il senso di affanno; poi torna la vista. La velocità è inimmaginabile. Niente a che fare con il simulatore. Sembra di essere già là, oltre lo sguardo. I corpi celesti non sono dei punti, sono dei segmenti, più o meno lunghi a seconda della luminosità; vengono incontro come lame di un lanciatore di coltelli. Gli altri razzi brillano incerti, alcuni scartano e spariscono, altri si infiammano per un un'ultima volta e diventano brevi comete.
I comandi reagiscono rapidi, una leggera pressione e tutto si curva dalla parte opposta. Una spia luminosa segnala l'approssimarsi di una collissione. Così passa il tempo, davanti allo spettacolo dell'universo che sfila veloce e pericoloso, con le mani su una leva che sembra comandarlo, mentre è l'energia del reattore che lo spinge incontro.